Compositore new-age statunitense arrivato in pieno ritardo in ogni aspetto: una decina di anni buoni dopo l'esplosione del movimento e al primo disco intorno ai 40 anni. Rilasciò soltanto una manciata di titoli negli anni '90 e poi scomparve.
La sua fu una storia di altri tempi: cresciuto in un convento di suore, formato musicalmente in conservatorio, attivo nella summer of love di San Francisco. Angels of the deep, per piano, synth, arpa, flauto e poco altro è segnato da un livello enorme di misticismo, con dei climax emotivi impressionanti. Un ascolto estremamente rilassante ma non privo di sorprese, grazie alle progressioni armoniche per nulla scontate. E con una chiusura deliziosa per solo piano, un omaggio sincero ad Erik Satie con la malinconica Gnossienne n.3, casualmente la mia preferita del francese.
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