Frutto di un lungo soggiorno in Giappone, il progetto Peril faceva capo al leggendario batterista dei Necks Tony Buck, per una formazione equamente fra australiani (lui e il chitarrista Sheridan) e nipponici (il bassista Hideki e Yoshidide alla seconda chitarra e ai nastri). Un trio di dischi rilasciati a metà '90 per loro, di cui Multiverse fu il centrale.
Il progetto era all'insegna della schizofrenia più recondita: prova di eclettismo sorprendente per Buck, autore della quasi totalità del materiale. Le brevi schegge di musica totale esponevano un riferimento evidente ai Naked City di John Zorn. Sulle tracce più omogenee invece si sviluppava un ibrido fra l'industrial-rock allora in voga, il trash-metal (forse una fonte di ispirazione per Bologna Violenta), il funk e il sample-rock alla Vampire Rodents. Avventuroso e privo di qualsiasi filo logico; peccato per la produzione un po' piatta, ma è un dettaglio secondario per un disco a suo modo estremista.
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