Un po' di vecchio gradevole folk blues alla britannica ci può stare, per questo autore dimenticato da tutti, che era in possesso di uno stile vocale pressochè unico. Fece parte di una generazione gloriosa di songwriters inglesi (Drake, Martyn, Harper, Van Morrison) ed ebbe anche qualche soddisfazione commerciale, ma per qualche motivo non è stato adeguatamente consegnato ai posteri.
Colpa, forse, di uno stile poco elegante, per non dire sgraziato, e di quella voce squillante e sguaiata che avrà diviso nettamente estimatori e detrattori. Marjory Razorblade fu doppio album, arrangiato in maniera spartana ma con un gusto tipico dell'epoca, equamente diviso fra pezzi interamente acustici e fra gli altri con band di supporto al completo. Resta scolpito nella memoria un pugno di canzoni a dir poco memorabili (Eastbourne Ladies, Old Soldier, Nasty, House on the hill), baldanzose ma anche a tratti toccanti, che avranno un influenza enorme (e dichiarata) su Will Oldham. Il secondo verteva più sul solitario, facendo un po' scendere il risultato finale ma con qualche impennata degna comunque di nota (Chairman's ball, Chicken Wing). Per un paio d'ore disimpegnate e per un immersione in epoche ormai lontane come ere geologiche.
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