Una decina scarsa di minuti di Burroughs che declama un racconto sopra un delirio torturato di chitarra di Cobain, e nient'altro. Ricordo che ai tempi fu salutato come un sorprendente ed inaspettato esperimento da parte del biondo, che nutriva una spasmodica ammirazione nei confronti dell'anziano scrittore. La sua parte fu una psicologica dimostrazione che lo stato d'animo della giovane rockstar era sempre più perturbato dal successo sterminato dei Nirvana ed insofferente a causa di Nevermind, che si diceva odiasse. Dopo un intro natalizia, parte una raffica di feedback, di fischi e distorsioni agonizzanti che non lasciano scampo ed inquadrano il recitato di Burroughs come un trip andato a male.
Questa era una reazione d'orgoglio, poco da dire. La lunghezza è quella giusta: al termine della traccia occorre aspettare un attimo prima di mettere altra musica, dall'impressione che fa ancora adesso.
Straordinario. Che ricordi.
RispondiEliminaPensa che l'avevo completamente rimosso dalla memoria fino a qualche giorno fa.
RispondiElimina