Quando il mondo cosiddetto alternativo scoprì Keiji Haino, le convocazioni in trasferta divennero inevitabili ed il primo a muoversi concretamente fu John Zorn, che chiamò Fushitsusha per registrare Allegorical Misunderstanding a Brooklin. Era di fatto il primo album in studio per il super-trio allora completato dai grandi Ozawa e Kosugi, reduce dai fasti sanguinolenti dei due leggendari live.
Dieci tracce, ciascuna intitolata Magic seguita dal numero progressivo. Forse KH fu influenzato dall'atmosfera dello studio ma non è detto, è possibile anche che l'indirizzo fosse proprio quello di realizzare qualcosa di meno fisico ma soprattutto meno rumorista; più controllato nei suoni. Non si assiste a nessuna delle sue classiche esplosioni granitiche al feedback. Ne conseguiva un disco a suo modo cubista, patafisico, imprendibile, impossibile da definire; brandelli di melodia abortiti, sguscianti fughe pseudo-jazz, raffigurazioni grottesche e singhiozzanti. Un oggetto deforme che lascia a bocca aperta.
Nel novembre del 1996 la stessa formazione tenne un concerto a San Francisco, pubblicato un paio d'anni dopo dalla gloriosa Charnel Music come Gold Blood. E sul palco, si sa, le tempeste maghetiche sono sempre state all'ordine del giorno. Soltanto che nel frattempo KH stava divagando nei suoi dischi solisti verso altre forme espressive, per cui si assiste ad alcune variazioni piuttosto interessanti, come lo psycho-incubo di Hazama e le liquide sospensioni di If I had been showered. E anche le rovinose devastazioni assumono dei timbri inediti, a testimonianza di una creatività esecutiva che era ben lungi dall'esaurirsi; un gruppo unico al mondo, nel vero senso della parola, che poteva fare quello che gli pareva.
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