Chiudo il festival con un'altra meraviglia germanica sotterrata e scoperta con grave ritardo. Peraltro il personaggio in questione, in un'intervista rilasciata qualche anno fa, si rivelò essere un'uomo estremamente sensibile, molto poco portato per il music-business e quindi la stima è superiore.
Schickert, chitarrista berlinese, stampò Samtvogel privatamente in 500 copie nel 1974. L'anno successivo, la premiata Brain (Neu! su tutti) rilevò l'opera e la diffuse al pubblico.
Se, quando si parla di musica cosmica tedesca, ci si riferisce generalmente a suoni prodotti dai synth, il nostro fu con ogni probabilità il primo corriere a 6 corde. L'unica influenza rilevabile può essere quella dell'epocale Achim Reichel di Echo, ma soltanto come base di partenza visionaria: la sua chitarra ultra-effettata e stratificata si libra in voli pindarici verso altre dimensioni. L'effetto ipnotico finale è spesso simile a quello dei più alti Tangerine Dream, a ribadire per la millesima volta lo spirito non affrancabile del dna teutonico. Ma il cuore di Schickert è grande così, e la sua sensibilità lo eleva ad un livello stratosferico. Non è mai troppo tardi per un lungo applauso.
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Termino questa mega-carrellata con un senso d'incompiuta che mi inquieta leggermente: non ho ascoltato tutti i titoli e chissà quando potrò affermare con orgoglio di aver compiuto la missione. Nel frattempo, SFTL proseguirà a cadenza mensile come al solito.
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