mercoledì 11 maggio 2016

MX-80 Sound ‎– Das Love Boat (1990) + MX-80 Sound ‎– Live At The Library (1977/78) + Bruce Anderson ‎– Brutality (1995)

Il mio periodico tributo ad una delle più grandi band ignorate della storia questa volta verte su un trittico di uscite estremamente diverse fra di loro. Ovvio che si  tratti anche dell'ennesimo attestato di stima a Bruce Anderson che, lo ripeterò sempre come un mantra, è a mio avviso uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi.
Live at The Library è un prezioso ripescaggio effettuato nel 2002 dalla indie-veterana Gulcher Records ed inquadra gli MX nella sua prima incarnazione, ovvero con la residenza ancora nello stato natale dell'Indiana, col quintetto a 2 batterie e col suono esuberante di Big hits e Hard attack. Un insieme già spigoloso ed ispido, una specie di jazz-punk fragoroso ma a tratti persino accattivante. Un po' acerbo ma degna anticamera delle imprese future.
Das Love Boat è una strana raccolta di strumentali registrati fra il 1975 ed il 1990, forse assemblata con la scusa di disotterrare degli inediti che costituiscono quasi una metà dell'elenco. La disomogeneità sarebbe un proverbiale punto debole, considerando anche il fatto che gli MX nei primi 15 anni di vita non hanno beneficiato di produzioni propriamente pulite. Una volta fatto l'orecchio o ignorato il fattore lo-fi, resta soltanto da godere di una ventina di tracce assortite degne rappresentanti dell'art-metal dei nostri nelle due fasi temporali principali, da quelle più movimentate a San Francisco di fine anni '70 a quelle più meditate degli anni '80, con un occhio di riguardo per le 5-6 covers di temi da soundtrack, vecchio amore mai sopito dei nostri. Impossibile non citare la stratosferica versione dinamitarda di Halloween di John Carpenter.
Nel 1987 Anderson, durante una delle pause discografiche più lunghe degli MX, realizzò in proprio due cassette, Brutality I e II, che furono ristampate in cd dalla Atavistic soltanto nel 1995. Si tratta di materiale da maneggiare con estrema cautela, 11 lunghi soliloqui chitarristici in cui il grande axeman dava pieno sfogo alle sue digressioni sulfuree, dissonanti ed astratte. Potrebbe essere indirizzato soltanto agli estimatori più stretti, come generalmente lo sono i dischi per un solo strumento, poi si potrebbe anche sostenere che Anderson è un narciso, un terrorista, uno che non ha il senso del limite, etc... Io mi sento solo di affermare che queste sculture impressionistiche non esprimono violenza e brutalità gratuite: sono dimostrazione di una classe impareggiabile ed aliena.

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