martedì 12 luglio 2016

Stian Westerhus & Pale Horses ‎– Maelstrom (2014)

Abbiamo scoperto Westerhus come immagignifico chitarrista dal vivo e poi approfondito su disco le sue doti tecniche radicali, certo ai più ostiche. Non può che fare grande piacere, dopo un primo momento di inevitabile disorientamento, la sua deriva art-rock con la collaborazione di altri due eccellenti norvegesi, il batterista Dahlen ed il tastierista Moen, talmente fondamentali nell'economia del disco che se l'entità avesse un nome collettivo non sarebbe un'eresia.
Ma artisti come SW in fondo hanno un ego importante, e lui lo mette ben in mostra in Maelstrom. Al netto delle fasi un po' meno accomodanti e del drumming irregolare e fantasioso di Dahlen, gli orfani dei Radiohead elettrici più enfatici ed atmosferici troveranno di sicuro motivi di godimento (quelli con ampie vedute, superfluo aggiungere) in queste sette tracce. Il trasporto emotivo, l'ampiezza di orizzonti e la solennità delle stesure non possono non ricordare certe pagine del celeberrimo quintetto di Oxford (fra Ok Computer ed Amnesiac, elettronica esclusa) a partire dal timbro vocale dello stesso SW, che richiama nettamente quello di Yorke, impennate di falsetto incluse.
Radiohead-heads, ascoltate in primis On and on e Chasing hills, e se vi piacciono procedete col resto del disco. Se ne traete godimento, avete ampie vedute e scoprirete un grande artista. E forse ne vorrete ancora.

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