Cinque anni dopo il titanico debutto Magnetic Flip, Roger Miller aveva abbandonato il mostro che aveva creato, ma gli altri sapevano bene dove e come andare; assoldarono due fiatisti e diedero la stura ad un altro tour de force di post-jazz-prog chiamato Faultline.
Perchè i due fiati mica ammorbidivano il complesso, mica stavano lì a punteggiare melliflui ed accomodanti. Certo, non erano neanche free-jazz; si inserivano nelle avventurose escursioni strumentali marcando marziali ma mai dissonanti.
Sono architetture solidissime e spericolate, che a dispetto della drum machine (che fa molto '80) denotano un aspetto umano e tecnico fondamentale; caratteristiche principali, il piano che conduce, i fendenti di chitarra (l'altro ex MOB, Swope), i motivi cinematici, l'eredità più genuina del RIO, le poche ma splendide pause di riflessione. Destinati a non essere replicabili.
Sono architetture solidissime e spericolate, che a dispetto della drum machine (che fa molto '80) denotano un aspetto umano e tecnico fondamentale; caratteristiche principali, il piano che conduce, i fendenti di chitarra (l'altro ex MOB, Swope), i motivi cinematici, l'eredità più genuina del RIO, le poche ma splendide pause di riflessione. Destinati a non essere replicabili.
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