sabato 11 gennaio 2020

White Birch ‎– Come Up For Air (2005)

Il terzo album dei divini norvegesi, purtroppo terminale di una fase che porterà ad un silenzio decennale. Il nostro novello Mark Hollis della situazione chiamato Ola Fløttum, nonostante la promozione di una piccola potenza come la Glitterhouse, non è riuscito a portare avanti il progetto con le solide realtà messe in piedi fino a quel momento, grazie al portentoso e rivelatorio Star Is Just A Sun ed a questo degno seguito. In un mondo migliore, dal 2005 in poi ci sarebbero stati almeno altri 3/4 dischi così belli, puri ed incontaminati; sappiamo accontentarci, però, consumando a ripetizione Come up for air.
Che rispetto al magnificente precedessore vedeva un po' più di luce, una maggior orchestrazione generale (cello e trombe in rilievo a più riprese, oltre ad un buon numero di tracce a trazione completa e tanto pianoforte) ed un attitudine più trasognata e meno opprimente. Ciò che restava intatto era il songwriting, da miracolo in Seer Believer, Storm-Broken Tree, The White Birds, June, We Are Not The Ones ed ordinariamente di statura nel resto, all'insegna di un cantautorato spleen di matrice decadente ma di eleganza scandinava sopraffina. Applauso.

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