Dopo aver giustamente incassato la rivalutazione che meritava per la ristampa di Antico Adagio nel 2014, il vecchio Vaccina è tornato ad avere un'attività continua e cospicua e con franchezza non mi aspettavo che potesse raggiungere un risultato artistico rilevante con questo Metafisiche Del Suono, un superbo album. Segno importante che la vecchia classe avanguardistica dei '70 può ancora riservare belle sorprese, che le generazioni antiche possono ancora dare del filo da torcere ai giovani e che la loro classe resta immutata anche dopo tantissimi anni.
MDS è un disco splendente, luccicante, dal suono fantastico; l'architettura delle 6 tracce si regge su vibrafono e percussioni leggere suonate dal barlettano, che si avvale in un paio di tracce di due collaboratori (il chitarrista Tanner e l'oboista Mozzoni). Ma appare evidente come il suono imponente ed immortale di un grand piano sia il vero protagonista dei 14 minuti di Metafisica Del Suono, la monumentale traccia di apertura, un autentico circolo magico che avvolge senza possibilità di ritorno. Il contraltare consiste nella chiusura, i 10 minuti di Metafisica del Silenzio, dove il grand piano ritorna in vesti più dimesse, per un finale dal sapore notturno e divinamente meditabondo.
Il centro dell'opera svaria su panorami più espansi, dai sapori etnici (Lo spazio trascendente), grotte sonore minacciose (Policromie sospese), sgocciolii acuti (Il silenzio interiore), cattedrali solenni (Geometrie Astrali). Un disco quasi impossibile da smettere di ascoltare, di quelli che diresti appartenenti ad un altra era, che in questi anni disordinati solo un glorioso reduce a braccia aperte può permettersi di realizzare e dare in pasto ad orecchie bisognose di sollievo interiore. Applausi.
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