Uno iato insolito per Anthony Saggers, quello intercorso fra i due album maggiori del 2014 e quest'ultimo A Shade Under Thirty: nel frattempo sì, ha rilasciato delle pubblicazioni corte / di outtakes su Bandcamp, ma da quando ha iniziato non aveva mai fatto passare così tanto tempo fra un album e l'altro. Pausa di riflessione? Preparazione di cambio stilistico, insieme a quello consueto di etichetta?
No, nulla di tutto questo: Saggers è rimasto sè stesso e non è cambiato di una virgola. Sinceramente, non so se mi piacerebbe ascoltare una sua conversione ad altro. Le sue compassate panoramiche pianistiche restano inconfondibili (ispiratissime anche le tracce a base di archi, forse una direzione che dovrebbe intensificare)., e questo doppio vinile centra l'obiettivo per l'ennesima volta, col suo intento di ricreare un microcosmo che permette all'ascoltatore di evadere dai problemi quotidiani, e dallo stress della vita moderna. Come solo i grandi hanno saputo fare.
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