Dopo qualche anno nel music biz, i fratelli Fair dimostravano di saperci fare e che non erano lì per caso. Le iperboli naif-punk dell'urticante esordio erano belle superate, ed il 4° album li caratterizzava con un approccio molto più professionale, grazie anche alla pattuglia di musicisti (una decina) utilizzati.
Una sorta di caos ben organizzato, omogeneo, senza sbavature macroscopiche, con evidenti derive blues (!) e pop, con il dispiego costante dei fiati. Sembravano veramente un altro gruppo, anche se il tratto demenziale di fondo restava (bastava la sgraziata voce di Jad a garantire). Ovvero come suonare sciatti ma professionali al tempo stesso, essere naif ma consapevoli.
Non resta certo ricordato come il loro capolavoro (i primi due restano insuperati, ovvio), ma nella loro discografia è un anomalia di normalità. Questo basta.
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