Idealmente, l'ultimo della trilogia power-pop dei Mats, dopo Let It Be e Tim. Nell'effettivo, il primo album senza Bob Stinson, uscito l'anno prima, e questo non poteva non avere effetti, per quanto il dominio compositivo di Westerberg fosse immutato rispetto a prima.
Quindi, Pleased To Meat Me potrebbe essere definito un po' contrastante nella loro carriera. E dire che la professionalità era in aumento, così come la produzione si faceva sempre più levigata e gli spigoli più smussati (esempio lampante, fiati ed archi sulla ruffiana quanto irresistibile Can't Hardly Wait). Ma quello che restava il loro forte erano i pezzi: Alex Chilton, Valentine (power-pop all'ennesima potenza), The Ledge (autentico pre-Nirvana), Red Red Wine, I.O.U., Shooting Dirty Pool (reminescenze di punk stradaiolo dei primi anni). Al netto di un paio di episodi dimenticabili, PLMM quindi è degno prosecutore di due capolavori irraggiungibili, sia per congiunture temporali interne che per situazioni di circostanza. Da lì in poi sarà il declino.
Declino finché vuoi ma il famoso "disco dei Replacements che in copertina aveva due cagnetti e nulla più" per me da anni luce a molta altra roba. Grazie per l'ottimo e indefesso lavoro che fai.
RispondiEliminaAll Shook Down? Se mi dici così, evidentemente l'ho sottovalutato. Mi toccherà rispolverarlo.
RispondiEliminaNon è un lavoro....