Non è possibile non amarla ancora, la Divina. E' vero: non sono impazzito nè per Let England Shake nè per The Hope Six Demolition Project. Li ho trovati dischi dignitosi ed all'altezza del suo status maturo, ma ho sentito che è mancata quella scintilla magica che solo lei può (poteva?) innescare, forse una piccola impennata di coraggio, di personalità. Colpa forse dei concept politici alle spalle che l'hanno distratta dall'aspetto meramente musicale?
E allora, un bagno di umiltà, un passo indietro alla regia. Una colonna sonora; ecco come i giganti possono rinascere, ritrovare la forma un po' smarrita, riacquistare la propria classe. Come successo a Thom Yorke, ai Mogwai e ad altri. All about eve è fatta di quella stoffa povera e spoglia che fece grande il suo disco più spleen, White Chalk. Con la differenza che Polly qui se ne sta muta e rinuncia a sfoggiare la sua ugola persino nelle uniche due tracce cantate, lasciate peraltro a due attrici (brave, per carità, ma.......insomma, ci siamo capiti). Come in quel capolavoro, l'enfasi è totalmente sul piano e sui synth analogici, con la preziosa collaborazione del polistrumentista James Johnston, principalmente alle rifiniture di violino ed organo. Non mancano alcuni riempitivi di servizio (altrimenti che soundtrack sarebbe), ma per larghissima parte All About Eve è una sinfonia di bellezza straziante ed onirica, ricca di quella disarmante semplicità che ha reso Polly una delle più grandi di sempre.
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