Terzo e a tutt'oggi ultimo album degli australiani, il che significa molto probabilmente che la loro attività si è spenta. Ma era da dire; dopo aver letto un paio di interviste, appariva chiaro che questi ragazzi non avevano molto a che fare col concetto di musica in progressione, di pseudo-carrierine e cose del genere. Era tutto partito da una specie di scherzo fra due di loro, che si erano costruiti degli stranissimi strumenti con materiale di recupero, e poi si era ampliato con l'allargamento a 4, di cui una la bravissima cantante.
Il bellissimo Rare Cave aveva rivelato, a quei 4 gatti che l'hanno sentito, un talento finissimo nel saper creare (tutto, 100%, rigorosamente, impro) scenette surreali e gag ruspanti, con un implicito spirito pop mutuato dal melodismo della vocalist.
Debased Shapes, uscito per una label francese, li vedeva con un organico ampliato a 6 unità, con un incremento importante in fatto di percussioni. Chissà se il risultato li soddisfò: sarà che l'effetto sorpresa era passato, sarà che la difficoltà forse stava proprio nel ripetere l'exploit del precedente, il disco entusiasma un filo di meno, ma resta comunque un altro gioiellino di post-residentsianesimo primitivo e grottesco. Ecco cosa sono stati gli Sky Needle; gli unici, credibili eredi dei 4 globi oculari, per attitudine ed input sonoro.
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