giovedì 21 ottobre 2010

Henry Cow - Unrest (1974)

Doveva essere un bello spettacolo vederli dal vivo; tutti alti professori del loro strumento (ma anche più di uno), impegnati in partiture difficili e complesse, dovevano essere super-interessanti da seguire.
Dico così perchè proprio non riesco ad appassionarmi ai loro dischi (l'unica cosa che mi ha preso veramente è un pezzo live con la Krause, Beautiful as the moon...), nonostante siano vere e proprie opere, e non so con quanto livello di impro dentro.
Qui non c'è più neanche l'ombra di jazz. C'è qualche vago spunto zappiano in qua e in là, ma per il resto gli Henry Cow erano decisamente unici. Le 10 composizioni sono talmente slegate e arzigogolate che è impossibile mantenere un filo logico per seguirle.
Forse sono ancora troppo avanti per me, magari un giorno ci arriverò o forse non potrò mai giungerci, è troppo tardi?

3 commenti:

  1. forse dovresti provare con un disco più "facile" tipo Leg-End o In Phrase of Learning...per me ancora i grandi geni degli anni 70.
    Simone

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  2. Ti ringrazio per il consiglio, Simone: ho ascoltato anche quelli tempo fa, ma forse nel post ho dimenticato di scrivere che il mio problema risiede più che altro nella "freddezza" che mi trasmettono. Che fossero dei geni, è assolutamente fuori discussione.

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