Oltre ad un pubblico naturale, chi, come me, ha trovato gli ultimi Trans Am un po' stanchini e senza tante nuove idee, non faticherà a farsi piacere questo travolgente terzo disco dei canadesi, che per me è una delle piccole rivelazioni dell'anno in corso (eh, non li avevo mai sentiti prima).
Protagonisti sono una sezione ritmica possente e tanto umana quanto robotica + una coppia di effettisti intenti a confezionare orde soniche di tutti i tipi, pare senza ausilio alcuno di basi nè computer. Ed in questo sta forse il segreto del funzionamento di Latin: l'elettronica ha un sapore vintagistico farraginoso che viene fuori alla grande (eh, le porte del cosmo che stavano lassù in Germania...), ma la potentissima ritmica è una zavorra fra techno, funk e space-rock.
E' un disco senza tregua; nonostante la natura puramente didascalica del progetto (oltre ad essere del tutto strumentale, i pezzi si muovono in orizzontale senza cambi di modulazione), ci sono anche soluzioni armoniche di grande gusto, come il moog di Latin America, il bozzetto quasi fiabesco di Stay Lit, le giravolte space di Silva Grimes, o il vortice math-ambient di Stilettos.
Fondamentalmente nulla di nuovissimo, ma fatto dannatamente bene. Un peccato che il loro tour del mese prossimo non sfiori nemmeno lo stivale.
Anche a me è piaciuto. Tempo fa avevo postato un video live di Red Lights.
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