Facendo passi da gigante rispetto al pur delizioso 55:12, i virginiani sono pervenuti a questo piccolo capolavoro di musica...da camera. Perchè tale è, seppur le radici affondino nel post-rock romantico che aveva caratterizzato i primissimi lavori. Rest è un titolo programmatico d'intenzioni: è un riposo, in tutto e per tutto.
Sembra quasi di vivere in una dimensione parallela, sinfonica. Lo spazio dedicato agli archi e a tastiere anacronistiche tipo glockenspiel è enorme, ma la magia maggiore la si raggiunge quando i due vocalist, Bennett e la King, intonano i loro motivi educati con fare accorato e trasognato.
Sono poche le increspature in questo placidissimo lago di emozioni; quasi assenti le percussioni, i drone gentili e soffusi ci avvolgono in un silenzio che non è mai spettrale nè eccessivamente melanconico. Anzi, prevalgono i toni positivi, in un contesto in cui di solito lo spleen viene rilasciato a dosi massicce. Invece i GS distribuiscono ambienti sereni e arie ottimistiche, con una gentilezza che ha quasi del commovente.
Difficile individuare tracce in rilievo, forse la mia preferenza va per Pseudonyms e First mile last mile, che sono entrambe alla fine della scaletta: segno evidente che il disco si lascia ascoltare che è un piacere incondizionato, senza soste.
Delicatissimi e sublimi.
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