giovedì 6 ottobre 2011

M. Zalla - Problemi d'oggi (1973)

Ci sono musiche che appartengono al subconscio, sottofondi subliminali che molto difficilmente possono giungere alle orecchie indipendenti, slegate dal contesto. E non sto parlando di colonne sonore. E' la library music italiana.
Così mi viene in mente che tanti anni fa, quando mi capitò di vedere programmi di repertorio Rai degli anni '70, vecchi servizi, documentari e reportage in notturna, avevo notato delle musiche incredibilmente strane e misteriose. E mi ero chiesto da dove venissero fuori.
Nel numero estivo di Blow Up c'è stato uno splendido servizio curato da Mattioli che ha tracciato un percorso storico di quest'area, che è essenzialmente legata ad un manipolo di ricercatori e compositori italiani che negli anni '70 erano impiegati dal servizio pubblico televisivo per musicare questi servizi. Un lavoro fondamentalmente diverso dalla colonna sonora tradizionalmente intesa; ai suddetti venivano commissionati gli incarichi di musicare questi programmi ed erano liberi di sperimentare al 100%, senza censure nè filtri. Spinto dalla curiosità, sono andato a cercarmi i dischi più consigliati ed ho scoperto qualcosa di eccitante ed inedito, nonostante si parli di 40 anni fa.
Robe belle ed oscure, da stare in piedi da sole e in certi casi anche terribilmente avanti. Anche un paio di star delle soundtracks si applicarono al servizio, come Morricone ed Umiliani. Proprio quest'ultimo, sotto pseudonimo forse per motivi contrattuali, realizzò una manciata di dischi di library nella prima metà della decade. Problemi d'oggi presumo fosse legato ad un documentario a sfondo sociale, intuibile anche a scorrere i titoli delle tracce, immagino dedicati ai diversi paragrafi. Ed è un lavoro molto percussivo ed elettronico.
Ad ascoltare il primo, Produzione, c'è già da restare sorpresi: 3 minuti e mezzo di proto-techno-trance con percussioni tribali, cassa pompante e girandole di synth, in anticipo di 15 anni sui primi inglesi che esportarono la fiorente scena rave! Ma scorrendo in avanti le gemme si susseguono: la psichedelia lunare di Attività e il suo proseguimento Attività #2, per tamburi rombanti e stantuffi elettronici. L'harpsicord inquietante su base martellante di Problemi sociali, il loop delirante di flautino e i trilli sintetici di Abbandono dei campi, i rintocchi minacciosi di Mafia oggi, Cuore e raffiche e Pendolo ed angoscia, il power-electronic ante-litteram di L'ultima raffica.Andava molto bene anche quando Umiliani si tratteneva in aree musicali, come nell'incalzante funk minimale di Non mollare, nel teatrino sarcastico di Azione sindacale o nel jazz congelato di Conflitti.
Non c'è che dire, una branca che merita un buon approfondimento.

2 commenti:

  1. grandi compositori sicuramente!ci fossero adesso ,altro che allevi..

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  2. Eh già...Erano anni d'oro proprio per tutti, persino la musica leggera era infinitamente migliore.

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