E' il momento di un graditissimo update sul lavoro che l'amico Simone svolge ormai in pianta stabile in Olanda, una fresca antologia di sonorizzazioni che lui stesso definisce musica di compromesso, in quanto soggetta a particolari esigenze di copione, strutturali, etc etc.
L'ultimo anno gli ha regalato anche l'opportunità di musicare un documentario sulla famigerata Scampia, che al Documenta Film Festival di Latina si è aggiudicato il primo premio sia come prodotto che....come miglior colonna sonora!
Al di là dei presunti compromessi, rispetto alla raccolta dell'anno scorso mi sembra di udire un maggior uso dell'elettronica che si incrocia con armonie pianistiche ed archi di grande respiro. Direi camera syntetica, col surplus delle struggenti composizioni. Vortex parte con un deciso beat dispari su arie grevi, ritmo bissato nel resto soltanto dalla secca The push. Sono le tracce guidate dal piano a dominare, come la melanconica A hundred arms, la panoramica di Kalmosphere (da fare una gran invidia a Jeff Martin...), la meravigliosa Black Mirror, secondo me il top del lotto, seguita di una spanna da Android Love, nebulosa notturna infiorettata da rifrazioni chitarristiche e beat echeggianti.
Nettamente distanti dal resto il cupo drone di The rest of the world e il collage astratto di Mechanical Loneliness, squarciato da feedbacks appuntiti oltremisura.
Detto questo, chissà che qualche regista non si accorga dell'arte sopraffina di Simone, il quale sostengo meriti una maggior esposizione.
Simone Giacomini - Works 2011
L'ultimo anno gli ha regalato anche l'opportunità di musicare un documentario sulla famigerata Scampia, che al Documenta Film Festival di Latina si è aggiudicato il primo premio sia come prodotto che....come miglior colonna sonora!
Al di là dei presunti compromessi, rispetto alla raccolta dell'anno scorso mi sembra di udire un maggior uso dell'elettronica che si incrocia con armonie pianistiche ed archi di grande respiro. Direi camera syntetica, col surplus delle struggenti composizioni. Vortex parte con un deciso beat dispari su arie grevi, ritmo bissato nel resto soltanto dalla secca The push. Sono le tracce guidate dal piano a dominare, come la melanconica A hundred arms, la panoramica di Kalmosphere (da fare una gran invidia a Jeff Martin...), la meravigliosa Black Mirror, secondo me il top del lotto, seguita di una spanna da Android Love, nebulosa notturna infiorettata da rifrazioni chitarristiche e beat echeggianti.
Nettamente distanti dal resto il cupo drone di The rest of the world e il collage astratto di Mechanical Loneliness, squarciato da feedbacks appuntiti oltremisura.
Detto questo, chissà che qualche regista non si accorga dell'arte sopraffina di Simone, il quale sostengo meriti una maggior esposizione.
Simone Giacomini - Works 2011
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