venerdì 1 giugno 2012

Codeine - Live in Locomotiv 31-05-2012

Alcune volte la numerologia fa riflettere. 18 anni fa avevo 18 anni ed usciva l'ultimo atto dei Codeine, un disco che mi sconvolse e che amai come pochissimi altri. E poi a chiedermi perchè Immerwahr ed Engle si fossero dissolti così nel nulla, senza lasciare una traccia. Poi qualche anno fa all'improvviso l'intervista esclusiva su Blow Up in occasione di un memoriale, in cui si parlava soltanto di un uscita che raccogliesse le rarità e gli inediti, che poi provvidi ad autocostruirmi da solo. In quella sede dichiaravano che sarebbe uscita presto: sono passati 6 anni e con la loro proverbiale lentezza ci sono arrivati. Si chiama When I see the sun.
Un paio di mesi fa, la notizia di una reunion dal vivo mi ha fatto trasalire. Ieri sera c'è stata l'unica data italiana al Locomotiv e non nascondo che è stata una grande emozione per me riuscire a vederli, non tanto per l'indiscutibile importanza storica che hanno avuto quanto per il legame affettivo che ho con i newyorkesi.
Avevo pensato fra me e me che la location non fosse quella ideale: un evento del genere forse sarebbe stato più consono all'Estragon. Alla fine invece il locale mi è sembrato pieno il giusto, senza il classico effetto sardina. Durante i due supporti (bravi i secondi, un trio epic-instru che evità quasi qualsiasi banalità) vedo e riconosco Engle, occhialuto e col capello completamente imbiancato. Il batterista è Brokaw; speravo ci fosse Scharin, ma va bene lo stesso.
Il pubblico mi sorprende: mi attendevo una selva di quarantenni e dintorni ed invece l'età media mi sembra abbastanza bassa. E' comunque disciplinatissimo ed ascolta in religioso silenzio fin da quando, alle 23.20, la codeina ci viene iniettata in corpo.
Immerwahr annuncia laconicamente Good evening, we're Codeine from NYC. E parte subito D.
Sono timidi e composti, sono lo specchio della loro musica. La voce è rimasta lo stesso sibilo fragile. Engle è fermo come un palo della luce, viso perennemente rivolto verso la tastiera della Telecaster. Brokaw sferraglia marmoreo come da copione, e la sua presenza non esclude gli estratti da White Birch: versioni leggermente ridotte di Tom e Sea, poi Loss Leader e Vacancy.














Lo scienziato-nella-vita snocciola qualche battuta, oltre a ribadire quanto sia bello ed emozionante per loro essere qui. La presa in giro ad Engle in difficoltà nell'accordarsi (questi sono i contro di avere un chitarrista nella band), la l'ultima volta in cui sono stato a Bologna penso voi aveste 10 anni, nel frattempo siete cresciuti bene, la dopo 18 anni è veramente dura suonare. Da Barely real compaiono la title-track, la potentissima Jr. e la meraviglia Realize. C'è spazio persino per la rara Median, che eseguirono soltanto in una Peel Session del 1992.
Da Frigid stars la già citata D, Cigarette machine, Cave-in, Pickup song, la chiosa acustica di Pea, corollario finale insieme a quella Broken hearted-wine che Immerwahr annuncia con un tono di malinconia (vi salutiamo con un pezzo che non è triste, bensì è non felice, o qualcosa del genere).
Prendo coscienza del fatto che quindi è vero, è un tour d'addio vero e proprio, quello che magari non riuscirono a fare in vita, consapevolmente.




3 commenti:

  1. "The White Birch" capolavoro assoluto, mi aveva fatto scoprire un mondo sonoro.
    Ti invidio moltissimo per essere riuscito a vederli dal vivo!

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  2. E' davvero raro che vada ad un concerto da solo, ma ieri sera proprio non potevo esimermi, era un appuntamento di quelli unici...

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  3. white birch is one of only five favourite lp's i have ever known.

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