Raccolta di due lavori che il neozelandese pubblicò a metà anni '80, quando era ancora nelle fila dei disturbanti SPK. Destinato a diventare un fortunato compositore di colonne sonore negli anni '90, il tastierista si prendeva pause dalla recrudescenza del gruppo per dare sfogo a qualche velleità sperimentale e The insect musicians ne è bizzarra testimonianza: a quanto pare si tratta di musiche in buona parte processando suoni provenienti da insetti. Sono facilmente udibili grilli e cicale allo stato naturale, mentre il ruolo musicale ovviamente resta appannaggio delle tastiere per un percorso che alterna stasi riflessive a temi etnici, con qualche ritmo sostenuto in qua e in là e qualche bel frangente (Sleeping sickness e Melancholia) sul piano più votato all'ambientale. Buono.
Necropolis, Amphibians & Reptiles invece è un ancor più bizzarro tributo ad Adolf Wolfli, un malato di mente svizzero che, rinchiuso per metà della propria vita in un manicomio a cavallo del 20esimo secolo, si inventò pittore surreale e persino compositore, nonostante non avesse un retroterra strettamente musicale. Non so quanta farina sia del sacco dell'uno o dell'altro, vien da pensare vista l'eterogeneità; se la title-track è un pregevole bozzetto di dark-new-age dai toni malinconici, il resto si muove indeciso fra fanfare bandistiche, nonsense pianistici, recitati e musica da processione marziale. Discutibile.
I primi SPK erano di ben più alto livello.
RispondiEliminaPeccato proprio.
Devo ammettere di sì, su questo non ci piove. Però le intenzioni meritavano almeno una sviscerata.
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