Splendido esempio di cross-over fra elettronica e ambient, misticismo ed intimismo, classicismo e modernità. Autore un anonimo francese (ma c'è anche chi lo avrebbe identificato) il quale sostiene che mantenere segreta la propria identità aiuta a spostare maggiore attenzione sulla musica in senso stretto.
Punti di vista; io avrei amato questo disco a prescindere da chi l'avesse realizzato, senza stare a fare tante connessioni fra personaggio e solchi. In D è un elegante e struggente prototipo di elettronica che passa in rassegna una marea di ispirazioni e per questo matura, diventa adulta. Il punto di partenza sembra essere la techno più ricercata ed hypnagogica, con un suono notturno e ricco di glitches morbidi, ma dall'incantevole In D #6 la ritmica si interrompe e subentra uno stato di levitazione che strega istantaneamente. Da lì in poi è un gentile e sofisticato deragliamento di tanti rivoli (Aphex Twin incontra i Tangerine Dream, downtempo, echi Popol Vuh, minimalismo, meditazioni pianistiche) fino al solenne Epilogue che chiude con un aura sinistra questo magnifico assortimento.
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