Sestetto di Boston che esplode in un caleidoscopio fantasioso con questo loro secondo album, nel nome di un riuscitissimo crossover che esemplifica un modello moderno di progressive, nel senso dello spirito di contaminazione e perchè no? Anche del coraggio.
Potrebbero anche avere successo, perchè prima di tutto davanti hanno una cantante dalle inflessioni molto pop, talmente pop che si direbbe strappata di peso al mondo del mainstream. Ma dietro di lei ribolle un calderone in cui si agitano aria ruspante '70, epica post-rock, neo-classicismi e sinfonismi (il violino è fisso nella line-up), soluzioni tornitruanti, sdolcinatezze e terremoti.
Il coraggio di esporsi con così tanta enfasi ed arrangiamenti carichi non è poco, ma come per miracolo il disco, per quanto lungo sia, è un piacere da sorbirsi in più ascolti, perchè riserva tanti piccoli particolari a chi fa più attenzione. Le migliori: Dry, Battle Creek, Way Too long.
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