Dei tre sperimentatori presenti in questa bizzarra raccolta soltanto uno è elencato, cioè Steve Reich, uno dei massimi guru del minimalismo americano degli anni '60. Stranezze della List. Ma è chiaro che gli altri due non stanno lì per caso, anzi.
Mezzo secolo fa poteva capitare che una sussidiaria della super-major Columbia, in mezzo ad un catalogo focalizzato più che altro sulla classica, piazzasse questo trio di sperimentatori senza compromessi. Il pioniere di Seattle Richard Maxfield, un tossico spericolato che si suicidò due anni dopo questa uscita, con Night music, nove minuti di spirali e bubboni che si accavallano senza speranza, come se ci si trovasse in una foresta androide di cinguettii meccanici.
Reich proponeva un lavoro di loop vocali basati sulla ripetizione all'infinito dell'espressione come out to show them, che lentamente si sovrappongono e vanno fuori sincrono rispetto all'inizio fino a formare un gelido urlo primordiale.
La texana Oliveros si prendeva tutta la facciata B con i 20 minuti di I Of IV, un trip buio ed inquietante a base di oscillatori e nastri. Materiale altamente lunare, che mette paura ancora oggi, figuriamoci allora.
Il sacro furore e il coraggio dell'essere sia avanti che fuori: un manifesto.
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