mercoledì 15 dicembre 2010

Khanate - It's Cold When Birds Fall From The Sky (Live 2005)

Doveva essere un esperienza terminale vedere i Khanate dal vivo e farsi imbarcare nella loro orrorifica moviola, con tutti gli effetti collaterali del caso.
Non so quanto pubblico assistesse a questi temibili sets, ma un dettaglio che si coglie molto bene, in corrispondenza dei numerosi silenzi, è che non si sente pressochè volare una mosca.
Questo documento magnificamente registrato (peraltro in location diverse) raccoglie 3 mastodonti registrati durante il loro ultimo tour. Due sono Capture e Release, ovvero l'EP che era la loro pubblicazione più recente, e Pieces of quiet dal primo album. Rispetto al capolavoro Things viral, l'EP si caratterizzava per una maggior durezza in Capture e in una rarefazione più organica in Release.
Ma non è che ci sia molto da descrivere in queste profonde catastrofi. Nella prima, il grido acutissimo di Dubin si fa ancora più raggelante col delay. Nella seconda, spicca la fase centrale in cui Plotkin e O'Malley incrociano le corde in una quieta (de)composizione, senza neanche il supporto di Wyksida. Il batterista, per l'appunto, è figura e perno cruciale come si può evincere dai video presenti su Youtube, è lui che fa il navigatore della macchina ultra-doom più sperimentale di sempre.
E ostica. Ma io oggi non riesco a smettere di ascoltare It's cold e di recuperare i 3 album pubblicati in vita. La grandezza dei Khanate è stata anche nel sapersi fermare al momento dello zenith artistico; non era detto che la formula potesse evolversi (anche se le outtakes pubblicate l'anno scorso su Clean hands go foul facevano intendere possibili, grandi sviluppi) e ciò che hanno prodotto sta lì a fregiarsi magnificamente.
Mortali, insuperabili.

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