giovedì 7 aprile 2011

God Is An Astronaut - Live in Bronson 06/04/2011











Diciamo che sono stati un gruppo molto interessante grossomodo fino al 2007, dopodichè il mezzo passo falso di Far from refuge è stata una triste ed arrendevole bandierina di fine. I primi due dischi continuo ad apprezzarli parecchio, con quel sound spacey che li faceva sembrare una versione post-rock strumentale dei Cure, grossomodo fase Wish. Ma non solo, i GIAA ci mettevano anche qualche bell'effetto di studio che rendeva il sound abbastanza peculiare, oltre a qualche ottima composizione.
Diciamo che gli ultimi due dischi purtroppo sono stati mezzi disastri, in un percorso che ha dell'inconsueto rispetto alla consuetudine che spesso le band relativamente giovani hanno, cioè indurire l'attitudine fino ad avere parvenze quasi metal.
Per cui mi sono recato a vedere gli irlandesi con un pizzico di sfiducia, ma anche nella speranza di un considerevole recupero dagli esordi, e per la curiosità di sentire se sarebbero stati in grado di replicare il suono di studio sul palco (fra l'altro, sugli effetti ambientali, ci sono riusciti con lo stratagemma delle basi, quindi barando un po'...). Niente da fare, per me delusione palpabile.
Ci sono un paio di novità nella formazione: al posto del vecchio batterista Hanney siede un ragazzo che, mi pare di capire dalle parole di Torsten Kinsella, è al suo primo concerto. Il suo drumming, seppur impeccabile, appare decisamente pestato e caciarone mentre invece il classico degli irlandesi è sempre stato caratterizzato da colpi leggeri e mai invadenti, che fossero elettronici o umani.
Alle tastiere c'è un nuovo innesto, Dean, funzionale al contesto. I fratelli Kinsella tengono il palco, gasati e convinti. Ma il materiale recente è davvero scadente, e mostra la corda fin dai primi pezzi. Innanzitutto la band mostra impietosa i propri limiti di struttura delle composizioni, in quanto legati sempre allo stesso schema di apertura ambient-elettronica, strofe altamente melodiche, esplosione centrale, ripresa della strofa, eventuali ripetizioni e finali troncati a metà.
Come se non bastasse, i 4 spingono il pedale della grinta oltre l'inverosimile, e se non ci fossero stati 5-6 salvagente dai primi due album si sarebbe potuto definire un concerto metal, condito peraltro dai loro gesti cornuti (sicuramente ironici, ma amaramente consoni al contesto).
Per me sono cotti e finiti.

2 commenti:

  1. Visti ed ascoltati stasera a conegliano, ho sentito un'atmosfera avvolgente con un sound non caciarone ma pulito...sarà l'ambientazione de locale, apartamento hofmann, quasi un salotto dentro un garage, tanto da consentirmi, essendo un ascoltatore e suonatore più che musicista da illo tempore, di apprezzare il gruppo.. certo la formula non è nuova ma è onesto il loro contributo musicale... intanto assaporo l'attesa di domani sera di congiunzione musicale con i VAN DER GRAAF GENERATOR....complimenti per il blog.. lo sguo quotidianamente... ciao

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  2. Anch'io sono pronto ed in grande attesa per i VDGG per domani sera, mi dicono che a Roma sono andati alla grande....
    Ciao e grazie

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