venerdì 29 aprile 2011

Stan Ridgway - The big heat (1986)

Il cow-waver con la sua bella voce (nonchè dotato della R più arrotata d'America), reduce dalla fine dei Wall Of Voodoo, con il tanto osannato disco d'esordio solista.
Ed in effetti non si può non ammettere che in questo gran caldo siano riposte gran belle composizioni. Can't stop the show, altalena di stati d'animo opposti all'interno di un breve circuito, è la mia preferita insieme all'energica e variopinta Drive she said. Indimenticabile poi lo strumentale Camouflage, intrisa di western ed enniomorricone fino al midollo. Da non perdere anche il lounge Walkin' home alone, e la giga di steel drums di Twisted.Il tratto fondamentale di Rigdway sta nel saper mischiare le carte, sorprendendo con una brillantezza che non saprà mai più ripetere a questi livelli. L'unica pecca che ha Big Heat, a mio avviso, è di suonare terribilmente anni '80, infestata di quella produzione tipica del pop del periodo che va a cozzare contro la qualità dei pezzi. Pensandoci bene, dopo lo sconcerto iniziale che mi ha preso ascoltandolo oggi, non è neanche una colpa tanto imputabile; giustamente, dopo l'hit di Mexican Radio, Ridgway aveva anche buone ragioni per cercare il successo.
Però, il finale ridicolo di Rio greyhound di sicuro se lo poteva risparmiare.

3 commenti:

  1. album me-ra-vi-glio-so! e francamente gli anni '80 mi sembrano un valore aggiunto in questo disco. grazie per averlo rispolverato. un saluto.
    gianni

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  2. gran disco..adoravo wall of voodoo ma la carriera solista di stan è stata pure meglio..ciao carissimo

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  3. Ciao Brazzzz, come ti va? Secondo me invece i primi due dei WOV erano tranquillamente a questo livello, mentre i suoi successivi...mah!

    Ciao Gianni, il mio pensiero equivale a: come sarebbe stato questo gran disco con una produzione meno "laccata", più "spartana" ?

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