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Certo, non si tratta di una rivoluzione copernicana. Partono dalle derive più morbide degli Slowdive, passano attraverso i Mogwai più pastorali, richiamano epicamente persino alcune intuizioni strumentali degli Arab Strap.
Ci vuole qualche ascolto per entrare nell'ottica di Flares, che senza tanti scossoni si dirige a ritmi lentissimi verso una meta paradisiaca, un eden spiritato, un elegia dei sensi.
La simpatia ovviamente è riservata in quanto connazionali, ma sui generis direi che siamo abbondantemente in seconda fascia, a metà classifica.
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