lunedì 11 aprile 2011

Van Der Graaf Generator - Live in Carisport, Cesena, 09-04-2011












Tornano, a distanza di due anni, i nostri giovanissimi over-60 preferiti per una manciata di date a largo raggio nello stivale, a dimostrazione che la fede nel generatore non muore mai nello zoccolo duro della base sostenitrice.











Ed inoltre, a dimostrazione che la reunion che si tenne 6 anni fa non è stato puro revivalismo ma una reale esigenza di tornare a fare qualcosa insieme, rinsaldato ancor di più dopo l'abbandono di Jackson che evidentemente non era dello stesso avviso.
Ciò che stupisce (anche no, chè la professionalità è indiscutibile, ma piace comunque stupirsi delle emozioni forti) è lo stato di forma strepitoso di cui i tre si fregiano. Hammill, una forza della natura, non lesina nè acuti nè rampanti saliscendi che l'hanno reso uno dei più grandi cantanti di sempre. Evans e Banton, da fuoriclasse inamovibili, siedono tranquilli e beati senza fare una piega.










Evans tiene la bacchetta sinistra alla vecchia maniera dei jazzisti, ed ha il suo classico stile apocalittico, ma vellutato al contempo. Quella gran testa di Banton si destreggia con due mani (hammond e altri all'evenienza) e due piedi (i pedali bassi). E' il meno spettacolare dei tre ma a livello cerebrale è sempre il solito mago. Hammill appare molto sereno e disteso, e i suoi scatti nevrotici al piano sono sempre chiaro simbolo di una tensione mai risolta (per fortuna).
Il nuovo album, A grounding in numbers, è a mio avviso il migliore dalla reunion ad oggi. Ma è classe che non interesserà mai alle nuove generazioni, infatti fra il pubblico del Carisport dominano le teste bianche o calve, e i pochi giovanissimi sembrano essere accompagnati dai genitori...










Un po' a sorpresa, la scaletta dà moltissimo spazio a Trisector, che viene riproposto per più di metà, con: Inteference Patterns, Lifetime, All that before, Over the hill, We are not here. Dall'ultimo invece vengono eseguite Your time starts now, la meravigliosa Bunsho, Snake oil, Medusa, Mr. Sands, All over the place.
Dal passato remoto, nel set principale, si materializza la controversa Meurglys III da World Record, ed è il bis a far felici i più nostalgici con le epocali Man Erg e Scorched Earth.









Dopo un ora e mezza, fra gli applausi scroscianti del pubblico festante ed illuminato, il cult-trio saluta sorridente e se ne va, con Hammill che allegro e scherzoso accenna ad un balletto di esultanza.
E noi ce ne andiamo a casa, emozionati.




2 commenti:

  1. Visto? Hammill è davvero uno dei più grandi cantanti di sempre, voce intatta. Chi altri al suo livello garantisce tali emozioni? Cito a caso: Wyatt, Van Morrison, Grace Slick, Dylan, Tim Buckley ... Evans mostruoso.

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  2. Forse la commozione è stata causata dall'energia strepitosa che dal palco è arrivata in tribuna, intatta come qualche decennio fa, solo forse più consapevole e divertita.
    O forse dalla gioia trasmessa di sentirsi ancora tanto amati e capaci di emozionare, non solo per il passato ma per un presente vivo più di tanto altro prodotto con l'etichetta di contemporaneo.
    O forse per l'incredibile bravura che questi grandi uomini dimostrano di non aver perso nonostante l'usura del tempo, delle energie e dei corpi, capace di lasciare letteralmente incantati. Forse è stato tutto questo e ancora altro... quel che è certo è che stato un piccolo miracolo esploso mentre eravamo tutti in piedi, noi e loro, a guardarci reciprocamente grati e felici.
    S.

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