Folkitudine pigra ed indolente per i californiani, attivi da 15 anni sotto la guida del cantautore Putnam: tutto sommato un nome minore già agli inizi, in pieno rinascimento yankee-acustico.
In questo secondo disco, la noia è un rischio che si aggira minaccioso dietro l'angolo; non abbastanza emotivi da rientrare nel glorioso filone slow-core, i RB ricorrevano ad arrangiamenti curatissimi e certosini, e Putnam poteva sfoderare una discreta metà dei titoli in scaletta ascrivibili alla categoria "songwriting spartano ma abile". All the ghosts, You're on a island (splendida l'intro sinfonica), The pilgrim, Open ocean sailing, Gas station downs, sono fra queste: il leader canta con un falsetto rilassato e disarmante le lente, dolci armonie chitarristiche, di tanto in tanto punteggiate da un pianoforte.
La siesta ha termine e non è che rimanga addosso l'imprescindibile. Dopotutto un filino di noia è venuta (i pezzi non citati sono abbastanza boriosi e scontati), ma avvicinare i campioni della categoria è sempre stata dura per tutti gli epigoni.
In questo secondo disco, la noia è un rischio che si aggira minaccioso dietro l'angolo; non abbastanza emotivi da rientrare nel glorioso filone slow-core, i RB ricorrevano ad arrangiamenti curatissimi e certosini, e Putnam poteva sfoderare una discreta metà dei titoli in scaletta ascrivibili alla categoria "songwriting spartano ma abile". All the ghosts, You're on a island (splendida l'intro sinfonica), The pilgrim, Open ocean sailing, Gas station downs, sono fra queste: il leader canta con un falsetto rilassato e disarmante le lente, dolci armonie chitarristiche, di tanto in tanto punteggiate da un pianoforte.
La siesta ha termine e non è che rimanga addosso l'imprescindibile. Dopotutto un filino di noia è venuta (i pezzi non citati sono abbastanza boriosi e scontati), ma avvicinare i campioni della categoria è sempre stata dura per tutti gli epigoni.
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