martedì 12 aprile 2011

Prong - Cleansing (1994)

I newyorkesi nel momento di massimo successo commerciale, ovvero negli anni in cui acts come Pantera e Sepultura tiravano tantissimo il mercato del metallo evoluto a partire dall'hardcore. Ma io li preferivo di gran lunga agli altri due, per diversi motivi, fra cui: il cantato del chitarrista e fondatore Victor, abbastanza furioso ma non growling (che mi sembrava insensato se al di fuori del grind-death). Una maggior ecletticità, che non prevedeva solo cascate di chitarroni a sega circolare. Qualche collegamento con la new-wave più dura, ovviamente filone Killing Joke, di cui sembrarono l'evoluzione metallica naturale (e da cui peraltro proveniva, a seguito di militanza decennale, il neo-entrato bassista, il povero Raven). Inoltre Cleansing era un punto di mediazione rispetto ai primi dischi, in cui l'hardcore era un retaggio molto insistente.
Gli hits erano molto interessanti e gradevoli ancora adesso: Snap your finger snap your back e Broken peace rollano con un gran bel tiro ritmico (il batterista Parsons, metronomico ed efficace), e come giustamente star come Korn e Tool fanno notare, restano di grande influenza sul nu-metal che esplose dopo qualche anno.
Sui pezzi meno agitati (Not of this earth, Sublime, ma anche nel chorus di No question) regna l'alone gotic-core di Coleman & Co., al punto che basterebbe togliere un bel po' di distorsione alle chitarre e parrebbe di sentire proprio Walker. Ma occorre ammettere che i Prong avevano un loro stile ben definito, indipendente da Ministry o Nine Inch Nails che furoreggiavano anch'essi in virtù di un ben poco consono appellativo industrial-metal.
Canto del cigno, chè già il successivo fu il tipico tonfo di fine corsa.

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