Che animali strani che erano questi procioni dall'Iowa. Come cercavo di esplicare parlando del loro disco d'addio, sono stati interpreti illuminati di una nuova generazione di free-freak, dispiegando la loro libertà in una manciata di dischi dalla follia contagiosa.
Mentre il sopracitato saluto era contrassegnato da marzialità furiose, Is night people apriva le danze con sonorità neanche troppo agitate, con una percussività tutto sommato tribaleggiante, a velocità moderate e con grande enfasi sulle deliranti vocalità, su spirali chitarristiche ossessive ma mai invadenti. Prevale quindi l'effetto d'insieme, nel contesto in cui parlare di amalgama potrebbe sembrare un paradosso: eppure il coacervo di ebollizioni dei Racs centra il punto con essenzialità.
Il cuore del disco sta nei capolavori di Uh-oh, Fluff up your fur e Call out your friends, sorta di levitazioni lussureggianti, un caotico post-esotismo che assomiglia a poco altro. Trovo infatti citazioni avveniristiche come certe istituzioni degli anni '70, nonchè alle sperimentazioni tedesche di quell'epoca. Laddove le atmosfere si fanno scure e minacciose (chè in gran parte il disco sembra inneggiare ad un'allegria festaiola, non proprio convenzionale ma almeno è la mia impressione), come in In the canyons, le stilettate chitarristiche, le rullate incessanti e i vortici vocali sanno creare allucinazioni di grande effetto.
Destinati al culto.
Mentre il sopracitato saluto era contrassegnato da marzialità furiose, Is night people apriva le danze con sonorità neanche troppo agitate, con una percussività tutto sommato tribaleggiante, a velocità moderate e con grande enfasi sulle deliranti vocalità, su spirali chitarristiche ossessive ma mai invadenti. Prevale quindi l'effetto d'insieme, nel contesto in cui parlare di amalgama potrebbe sembrare un paradosso: eppure il coacervo di ebollizioni dei Racs centra il punto con essenzialità.
Il cuore del disco sta nei capolavori di Uh-oh, Fluff up your fur e Call out your friends, sorta di levitazioni lussureggianti, un caotico post-esotismo che assomiglia a poco altro. Trovo infatti citazioni avveniristiche come certe istituzioni degli anni '70, nonchè alle sperimentazioni tedesche di quell'epoca. Laddove le atmosfere si fanno scure e minacciose (chè in gran parte il disco sembra inneggiare ad un'allegria festaiola, non proprio convenzionale ma almeno è la mia impressione), come in In the canyons, le stilettate chitarristiche, le rullate incessanti e i vortici vocali sanno creare allucinazioni di grande effetto.
Destinati al culto.
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