Un vero peccato, che Darren Richards abbia mollato tutto per fare l'avvocato; davvero non me l'immagino a svolgere questa professione, uno con un animo musicale così discreto ed elegantemente rustico. Con i suoi P7 ha pubblicato una manciata di dischi folgoranti di cantautorato alt-country leggermente sofisticato, che non rinnegava le sue radici americane ma le innalzava ad uno stadio superiore, grazie anche ad una maestria di songwriting solitamente appannaggio dei grandi, nonchè per una ricerca sugli arrangiamenti da fine cesellatore.
Una carriera peraltro in crescendo, con il capolavoro assoluto The night's bloom in cima alla lista, ma forte anche di una tappa intermedia come Bringing home the last great strike. Ad inizio corsa, Richards guidava un quintetto comprendente il polistrumentista futuro Boxhead Ensemble Charles Kim, e autoprodusse il proprio debutto. Neanche un anno dopo i tizi tedeschi della Glitterhouse, sempre con le orecchie ben aperte, lo importavano in Europa per diffondere giustamente ai 4 venti una prova di classe immediata. E' roots music, in fondo, ma con quel sottile strato di sofisticazione e di velata malinconia che travalica le retrograde ottusità yankee a piedi pari. Forse arrivò un attimo tardi per il rinascimento post-folk; meritava molta più esposizione, almeno quanto un Grant Lee Phillips.
Nessun commento:
Posta un commento