Come per l'ultimo The night's bloom, fatico non poco a trovare le parole per condividere la magia all'ascolto del fragile incanto messo in scena da Richards ed il suo ensemble. Il grosso peccato è che ormai la media è di un disco ogni 5 anni, ma se dev'essere questo il prezzo per confezionare gioielli così ben venga il lasso di tempo, tant'è che ormai dovremmo essere al traguardo se la media fosse rispettata. E per il momento ci si accontenta, ogni tanto, di entrare nel mondo paradisiaco e malinconico di Richards che, con l'ausilio della sua voce evocativa, tira fuori un paio di mani di pezzi come sempre sospesi fra il cantautorato folk e la musica da camera, fra il country e qualche virata spagnoleggiante, ma con la classe che lo rende di una razza limitatissima. Se si dovesse cercare proprio un riferimento, lo si potrebbe trovare nei Lofty Pillars, che condividono amicizia, ma qui siamo meno trasognati e più concreti, se vogliamo.
Restano una di quelle rarità che ti convincono su come si possa ancora emozionare e stupire facendo musica classicamente impostata.
Restano una di quelle rarità che ti convincono su come si possa ancora emozionare e stupire facendo musica classicamente impostata.
(originalmente pubblicato il 26/08/09)
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