Kenniff svolta, lievita e levita leggiadro verso lo spazio. Una mutazione inaspettata, ma forse necessaria per il monicker che più ha fatto la gioia delle orecchie di chi lo segue. Dopo aver sfornato capolavori assoluti come Eingya, Caesura, e per ultimo Yume, l'occhialuto del Maine ha aspettato 3 anni per tornare decidendo di recidere con quello stile vincente. Veriditas è il suo disco new-age, in proporzione a quanto realizzato fino a ieri: zero beats/percussioni, chitarra soltanto in un pezzo su 12, poco piano, più che altro un ammasso formoso e vaporoso di synth. Rinunciando a qualsiasi dinamica ritmica, Kenniff si è librato in volo verso lo spazio, carico di Elio ma soprattutto di un austerità mai sentita prima nelle sue corde. Al primo ascolto non l'ho trovato gradevole, in tutta sincerità. Ma è dopo una rigorosa, ripetuta assunzione, che Veriditas trova il suo bandolo, rivela con parsimonia lampi di quel dono naturale che KK possiede, e che assumono maggior valore in quanto circondati da queste siderali e fredde arie.
lunedì 20 maggio 2019
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