mercoledì 4 maggio 2011

Fausto Rossi - L'erba (1995)

Un disco lussureggiante, con testi da brividi, quasi eccessivi, fra autocoscienza e sociale, autodifesa e invettive.
La rinascita di questo artista sempre discontinuo, secondo episodio a proprio nome e cognome. L'erba al primo ascolto spiazza, ma cattura l'attenzione grazie alle liriche e al canto. Ma è da prendere sul serio anche musicalmente; Rossi ha sempre amato circondarsi di musicisti abilissimi, e qui non è stato certo da meno. Un melodismo di ricerca, contrassegnato da una produzione piuttosto nitida, che mette in primo piano il pulsare eclettico di un basso penetrante e le elucubrazioni di una elettrica solista che a tratti si fa addirittura frippiana, come nella title-track iniziale.
Con la struggente e drammatica Solo un respiro autentica il suo status di unicità. Perchè il mio amore è uno stentoreo atto di denuncia e spirale di flanger smorzati.
La desolazione di Chiudi gli occhi si regge su un dolente giro chitarristico. Oppure si applica la rossitudine ad uno pseudo-blues (La scienza il progresso la nuova nobiltà), o al funk (Il vuoto davvero). E alla fine, una sommessa cover di John Cale, Close watch.Inevitabile l'impossibilità di riscuotere un qualsiasi tipo di successo, escludendo il riconoscimento del pubblico indie di allora (grazie anche al fatto che fu disco del mese di Rumore). Nonostante una sommaria accessibilità musicale, quei testi le masse non avrebbero mai potuto assimilarli.

4 commenti:

  1. Link per due tue richieste

    Half Film - east of monument
    http://www.mediafire.com/?7dxg3o5c81mam0j

    Bare minimum - bare minimum
    http://www.mediafire.com/?q6we2bz5003bnv1

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  2. Ohilà Pier,
    grazie mille per il gesto!
    Un saluto

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  3. Semplicemente meraviglioso

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