Sublimi Seefeel, evolutori dello shoegaze ad una forma artistica superiore in salsa di elettronica ambientale dai riflessi molteplici.
Londinesi, schieravano una line-up convenzionale nella lista degli strumenti ma il loro suono non lo era quasi per nulla. I battiti digitali, le linee (lievemente dub, ma molto bianco) di basso sintetizzate, la chitarra tirata e trasfigurata all'infinito di Clifford, i vocalizzi estasiati della soave Peacock erano un biglietto da visita sufficente per saltare sulla sedia nel 1993, al momento del loro debutto con More like space (parlo della title-track iniziale) sulla benemerita, talentuosa Too Pure. Il secondo pezzo, Time to find me, riusciva a fare persino meglio, galleggiando in uno spazio raffinatissimo, obliquo e circolare, fra cinguettii elettronici. Come alive e Blue easy sleep completavano, la prima con una versione narcolettica dei My Bloody Valentine e la seconda con un lungo drone di organo.
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Fracture segna l'importante ingaggio da parte della Warp, ed è segnato da una incessante percussività su scenari ambientali montuosi e sussurri manipolati. Tied ne è il contraltare rallentato, con dissonanti sibili periodici a scandire.
Sempre nel 94, il loro capolavoro, lo Starethrough EP. La title track sembra un richiamo alla foresta, anzi è il paradisiaco richiamo della Peacock che sovrappone le sue voci intanto che le percussioni tengono in piedi un minimale e irriconoscibile dub anemico. Ed è ancora la fantasia a regnare incontrastata, con il clima lunare di Air eyes, i bordoni quasi dark-ambient di Lux 1 e soprattutto l'ipnosi da harpsicord di Spangle, che vede la Peacock esaltarsi di nuovo nella propria allegorica moltiplicazione.
Londinesi, schieravano una line-up convenzionale nella lista degli strumenti ma il loro suono non lo era quasi per nulla. I battiti digitali, le linee (lievemente dub, ma molto bianco) di basso sintetizzate, la chitarra tirata e trasfigurata all'infinito di Clifford, i vocalizzi estasiati della soave Peacock erano un biglietto da visita sufficente per saltare sulla sedia nel 1993, al momento del loro debutto con More like space (parlo della title-track iniziale) sulla benemerita, talentuosa Too Pure. Il secondo pezzo, Time to find me, riusciva a fare persino meglio, galleggiando in uno spazio raffinatissimo, obliquo e circolare, fra cinguettii elettronici. Come alive e Blue easy sleep completavano, la prima con una versione narcolettica dei My Bloody Valentine e la seconda con un lungo drone di organo.
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Fracture segna l'importante ingaggio da parte della Warp, ed è segnato da una incessante percussività su scenari ambientali montuosi e sussurri manipolati. Tied ne è il contraltare rallentato, con dissonanti sibili periodici a scandire.
Sempre nel 94, il loro capolavoro, lo Starethrough EP. La title track sembra un richiamo alla foresta, anzi è il paradisiaco richiamo della Peacock che sovrappone le sue voci intanto che le percussioni tengono in piedi un minimale e irriconoscibile dub anemico. Ed è ancora la fantasia a regnare incontrastata, con il clima lunare di Air eyes, i bordoni quasi dark-ambient di Lux 1 e soprattutto l'ipnosi da harpsicord di Spangle, che vede la Peacock esaltarsi di nuovo nella propria allegorica moltiplicazione.
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