Il lavoro dei georgiani è una di quelle musiche che richiedono molta calma. Per ascoltare questo kilometrico live occorre armarsi di pazienza e cogliere le sfumature del suo articolato cammino.
Non potendo trovare una definizione precisa, li riterrei dei Dirty Three con un altra chitarra al posto del violino (Daniell, discreto visionario) e con uno spirito meno barocco.
Si sa, quando si fa dell'impro pura il rischio della noia è sempre dietro l'angolo. Ma i San Agustin presero una loro strada (non so se esistono ancora, è da 8 anni che non pubblicano) puramente personale: tutti i pezzi sono senza titolo, qualche album anche, gli artwork scarnissimi. In questo live vengono riprese registrazioni effettuate in 15 giorni, nel corso di un tour europeo del 2001. Il loro stile è fatto di lunghi drones iniziali, melodie appena abbozzate, carburazioni lente, e le fiammate mai sopra le righe. Si sente una radice lontana di folk & blues che affiora, ma le elucubrazioni affondano a piene mani in un sentore desertico che richiama non a caso lo sporco trio australiano. I due chitarristi girano attorno se stessi senza mai invadere il rispettivo campo, c'è un valido batterista che sembra avere un retroterra jazz.
Nonostante qualche momento di stanca, Exploding Sea trova luce propria manmano che il disco prosegue fino a raggiungere il climax finale nella splendida Zurich, immortalata nell'equinozio di primavera. Proprio come un caldo risveglio della natura.
Non potendo trovare una definizione precisa, li riterrei dei Dirty Three con un altra chitarra al posto del violino (Daniell, discreto visionario) e con uno spirito meno barocco.
Si sa, quando si fa dell'impro pura il rischio della noia è sempre dietro l'angolo. Ma i San Agustin presero una loro strada (non so se esistono ancora, è da 8 anni che non pubblicano) puramente personale: tutti i pezzi sono senza titolo, qualche album anche, gli artwork scarnissimi. In questo live vengono riprese registrazioni effettuate in 15 giorni, nel corso di un tour europeo del 2001. Il loro stile è fatto di lunghi drones iniziali, melodie appena abbozzate, carburazioni lente, e le fiammate mai sopra le righe. Si sente una radice lontana di folk & blues che affiora, ma le elucubrazioni affondano a piene mani in un sentore desertico che richiama non a caso lo sporco trio australiano. I due chitarristi girano attorno se stessi senza mai invadere il rispettivo campo, c'è un valido batterista che sembra avere un retroterra jazz.
Nonostante qualche momento di stanca, Exploding Sea trova luce propria manmano che il disco prosegue fino a raggiungere il climax finale nella splendida Zurich, immortalata nell'equinozio di primavera. Proprio come un caldo risveglio della natura.
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