mercoledì 25 maggio 2011

Seabrook Power Plant - Seabrook Power Plant (2009)

E' intrigante, quando la tecnica mostruosa si unisce alla sperimentazione e al disorientamento a tutti i costi. E' il caso di questo trio newyorkese che presumo abbia radici jazz ma se le lascia alle spalle per coniare uno stile a dir poco indefinibile. Al limite potrei pensare ad una versione allucinata degli Ahleuchatistas, ma non aiuta a rendere l'idea e soprattutto non rende giustizia.
Trattasi dei due fratelli Seabrook e del contrabbassista Blancarte. Jared alla batteria e Brandon è il leader, un prodigioso chitarrista che però stupisce quando imbraccia il banjo e viene posseduto da un demone a velocità supersonica.
Math-Folk-core? Una buona metà del disco è contrassegnata dalle incursioni di questo strumentello da sempre relegato a tutt'altri ambiti. L'effetto è quasi divertente nella sua assurdità (sentire Ho Chi Minh Trail per credere) , nonchè esaltante in quanto mai pervenuta una cosa del genere alle mie orecchie.
Più di una parola andrebbe spesa sulla sezione ritmica, non meno virtuosa al paragone. Ma è sempre Brandon a catalizzare anche quando imbraccia l'elettrica e svaria con eclettismo su trapanate in stile Orthrelm, liquidismi alla Ian Williams epoca Don Caballero, serrate sulfuree alla Blind Idiot God e addirittura un grevissimo doom con I don't feel so good, fino all'eclissi spiritata del finale capolavoro di Doomsday shroud.Inafferrabili.

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