Ancora perle incriminate di sconoscenza risalenti agli anni '90. Gli Scenic erano un quintetto strumentale guidato da una visione sublime, creatore di soundscapes itineranti, come un giro del mondo in un'ora e un quarto. Le loro radici erano situate nella new-wave più radicale (Licher era stato nei primi Savage Republic), e ai tedeschi più trippy dei '70. L'evoluzione li portò ad un suono onirico e sfuggente, seppur ancorato alla concezione di rock tramite la line-up convenzionale.
Anticipatori di un certo post-rock del decennio successivo (penso ai primi God Is An Astronaut, ad esempio), ricorrevano a melodie ariose nei pezzi più strutturati (da menzionare le splendide Deserted shores e Improvia, i due rovesci della medaglia in fatto di umori, meditativa la prima e festaiola la seconda) quanto ad intermezzi sperimentali infarciti di etnica, ambient, drones siderali (spettacolari fra questi ultimi The Ionic Curve e Aca Aludoma o l'ultima parte di Et tu, dronius che arriva dopo diversi minuti di silenzio) in soluzione di continuità.
Un grande album-concept dedicato alla Grecia, in cui si respira aria di deserti e canyon americani, di Mediterraneo e arcipelaghi.
Anticipatori di un certo post-rock del decennio successivo (penso ai primi God Is An Astronaut, ad esempio), ricorrevano a melodie ariose nei pezzi più strutturati (da menzionare le splendide Deserted shores e Improvia, i due rovesci della medaglia in fatto di umori, meditativa la prima e festaiola la seconda) quanto ad intermezzi sperimentali infarciti di etnica, ambient, drones siderali (spettacolari fra questi ultimi The Ionic Curve e Aca Aludoma o l'ultima parte di Et tu, dronius che arriva dopo diversi minuti di silenzio) in soluzione di continuità.
Un grande album-concept dedicato alla Grecia, in cui si respira aria di deserti e canyon americani, di Mediterraneo e arcipelaghi.
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