Chicago, Thrill Jockey, 1996. Tre comuni denominatori che corrispondono a Millions dei Tortoise, ma anche a questo dimenticatissimo trio che realizzò un solo disco e poi, a quanto mi pare di verificare, è scomparso nel nulla. Oppure è stato risucchiato dal buco nero sprigionato da queste sulfuree, spaziali emissioni.
Non erano soltanto coraggiosi e avventurieri, questi romani d'america. Erano veramente avanti, ai tempi in cui il post-rock imperava e la brillante label dava loro l'opportunità di avere una certa visibilità nonostante fossero piuttosto distanti da quelle coordinate.
Alquanto difficile definirli: una specie di dub modificato geneticamente, sfigurato, corroso da samples e da slabbramenti rumoristici, in cui il basso suona in modo del tutto anticonvenzionale, e la ritmica è fratturata. Suoni autenticamente lunari (per l'appunto uno dei migliori pezzi si chiama Lunar White), ai limiti dell'industrial in certi tratti (Intermodal, Radiolucence), refrattariamente statici-ambientali (Leaving perdition, con una lucente melodica in evidenza). L'ultima traccia, Deepest laws, assume i contorni della suite con prima parte a base di gorgoglii allucinanti e seconda improntata su un beat di cassa costante, rullate quasi tribali e samples ronzanti.
Non so quanta percentuale di improvvisazione ci fosse in questi solchi imprevedibili; ma dopo 15 anni occorre rammaricarsi del fatto che non c'è stato un proseguio a questo brillante saggio di avanguardia.
Non erano soltanto coraggiosi e avventurieri, questi romani d'america. Erano veramente avanti, ai tempi in cui il post-rock imperava e la brillante label dava loro l'opportunità di avere una certa visibilità nonostante fossero piuttosto distanti da quelle coordinate.
Alquanto difficile definirli: una specie di dub modificato geneticamente, sfigurato, corroso da samples e da slabbramenti rumoristici, in cui il basso suona in modo del tutto anticonvenzionale, e la ritmica è fratturata. Suoni autenticamente lunari (per l'appunto uno dei migliori pezzi si chiama Lunar White), ai limiti dell'industrial in certi tratti (Intermodal, Radiolucence), refrattariamente statici-ambientali (Leaving perdition, con una lucente melodica in evidenza). L'ultima traccia, Deepest laws, assume i contorni della suite con prima parte a base di gorgoglii allucinanti e seconda improntata su un beat di cassa costante, rullate quasi tribali e samples ronzanti.
Non so quanta percentuale di improvvisazione ci fosse in questi solchi imprevedibili; ma dopo 15 anni occorre rammaricarsi del fatto che non c'è stato un proseguio a questo brillante saggio di avanguardia.
Complimentissimi per il blog!
RispondiEliminaPotresti darmi la pw per questo disco favoloso che cerco, invano, da anni?
Ho provato quella "canonica"...ma nulla! :(
Grazie !!!!
Ciao Vincenzo,
RispondiEliminascusa il ritardo ma ero in vacanza. In effetti c'era un errore nell'archivio, ma ora l'ho ripristinato e puoi ascoltare questo tesoro nascosto.
Alla prossima!
Sei un grande!
RispondiEliminaTi voglio bene!
Vincenzo
è possibile scaricare il file ma quando provo ad aprirlo risulta corrotto - non so se puoi fare qualcosa... in ogni caso grazie per la musica e i commenti che condividi
RispondiEliminaCiao Luca, ho ripristinato il link con un nuovo archivio, prova un po' e vedi se ne esce integro.
RispondiEliminaGrazie!
scaricato integro - tutto ok - grazie come sempre
RispondiElimina