Rara incursione del premiatissimo in ambito library. Controfase è, manco a dirlo, un piccolo capolavoro sperimentale, teso fino allo sfinimento, in cui il naturale talento del compositore si sgretola in 8 numeri di sfiancante astrattismo, spesso atonale, inquietante ma quanto mai distante da cliches horror e/o affini: anche in un campo così ostico riusciva ad essere peculiare fra i talentuosissimi colleghi contemporanei (eh, la magia dei settanta non ha mai fine...).
Fu pubblicato sulla gloriosa Gemelli nel 1972 e non è mai stato ristampato; non è dato di sapere cosa diavolo potesse sonorizzare, ma è la solita domandina che non necessita di risposta. Questi 33 minuti di dadaismo terroristico sono soltanto da ascoltare.
Apre la minacciosa title-track con archi tempestosi e sfibrati che ondeggiano impazziti: un drone di synth li silenzia progressivamente. Tempo assomiglia un po' ai collage aleatori tastieristici di Fabor, ma è soltanto la traccia più leggera. La stasi allucinogena di Soli piomba come miraggio desertico, fra pennate sparse e stridori acutissimi. Come sommersi prosegue il percorso (psichedelico? dadaista?) su liquidi tappeti (celesta? harpsicord?) che ci consegnano al luciferino, choccante, lato B.
Con ferma ostinazione riparte con la marcia degli archi cupissimi. Follia è allo stato puro: percussioni trovate, squittii di tromba smorzati, tagliuzzati e riverberati, qualche botta al piano buttata lì. Degenerazione è un muro di sirene di synth pre-MB, Eclissi seconda chiude come proseguimento di Come sommersi, ma con un espansione maggiore dei toni.
Un Morricone molto più che diverso.
Nessun commento:
Posta un commento