Debutto dei fratelli Opalio, che fece scalpore perchè Moore dei Sonic Youth dichiarò pubblicamente il suo amore nei loro confronti al punto di farli uscire sulla propria label: scalpore non certo per discutere sulla portata del progetto, ma perchè non ci si capacitava di come il loro demo fosse potuto capitare nelle mani del carismatico indie-hero.
Ma tant'è, a volte nella vita un pizzico di fortuna ci vuole. Due titoli raggruppati e letteralmente diversi: il primo è diviso in 3 movimenti per un totale di 45 minuti, e mostra il lato più ostico e sperimentale dei bros: un pigro e tristissimo arpeggio di chitarra acustica viene periodicamente sfregiato da un monotonale fischio elettronico e da clangori industriali che dopo un quarto d'ora prendono il sopravvento su tutto, facendo deragliare il movimento verso il rumorismo più incompromissorio: il secondo è un odissea galattica senza tregua, venata (vessata) da malformazioni psichedeliche di fattezze amorfe. Il terzo movimento attenua la devastazione andando a planare su folate inerti, con i fischi ormai in lontananza.
L'influenza industriale è palpabile ma i MCIAA riescono a farla passare in secondo piano.
Hypnotic Spaces normalizza il sound al punto che sembra di trovarsi di fronte ad altri personaggi: le schitarrate, il ritmo incalzante e la voce agitata di Spaces, il giro indolente di Stop moving trees e il folk beffardo di Things could happen sono molto interessanti ma non hanno nulla a che vedere con Landscapes, eccetto le pur ingombranti spirali rumoristiche. Probabilmente furono queste a colpire Moore.
Una saga che continua tutt'oggi, fra alti e bassi, ma la cui rilevanza internazionale è riprovevole e degna di ammirazione.
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