Debutto su Digitalis per la georgiana Rachel Evans, dedita ad un ambient vintagistica rigorosamente analogica che deve molto (moltissimo) alla stagione tedesca degli anni '70.
Qualche similitudine con Grouper c'è: atmosfere dilatate, vocalizzi eterei, tastierame in multistrato. Al contrario della Harris che però a volte si sbilancia su campi dream di derivazione 4AD, la Evans si tuffa a pesce in un universo di 40 anni netti fa. Ed acuisce quel grande difetto che proprio non digerisco: l'incontinenza incontrollata (16 dischi e 9 EP in 4 anni).
Non dovessi ascoltare più nulla di questo progetto, i quasi 50 minuti di Seeping intanto lasciano un discreto ricordo, fornendo tessiture oniriche di buon fascino, elaborate su profondissimi tappeti di synth, organi, moog lasciati galleggiare e tirate per le misure giuste (al max si raggiungono i 12 minuti, tutti tollerabili). Due le curiosità rilevanti: una che il pezzo migliore però è il più breve (la bellissima Mental Projection, allineabile alle cose migliori della Harris), l'altra è che Magnetism mi ricorda un po' il Battiato di Clic.
E' inevitabile per chi sceglie di girare le spalle al presente, un po' come, ad esempio, per i Cloudland Canyon; tributi dignitosi e piacevoli per i nostalgici, e nulla per cui esaltarsi.
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