Ad oggi Mindset è l'ultimo album dei Necks e come da titolo prosegue felicemente la loro ricerca mentale, snocciolata questa volta in 2 pezzi da 21 minuti, diametralmente opposti l'uno all'altro.
Rum Jungle è la tempesta perfetta, una baraonda poliritmica che scorre sul wall of sound costruito da gragnuole pianistiche, lo sferragliare incessante dei piatti e le bordate di double bass. Ciò che odo negli ultimi drammatici minuti poi, giurerei essere una chitarra elettrica grattugiata!
Daylights è la sinistra quiete dell'alba, dopo la nottata di bagordi. Ci si aggira fra spettrali tocchi di rhodes, ticchettii di manico, ronzii di quello che potrebbe essere un synth: impossibile non fare un parallelo con la nostrana library degli anni dorati (dopo l'outing dei Demdike Stare sulla passione per il genere, potrebbero sentirsene delle belle anche in Australia). Intorno al decimo minuto si fa vivo anche Buck con un charleston ipercinetico, Swanton traccheggia con l'archetto, l'aria si fa plumbea e sembra che qualcosa stia per esplodere. Invece tutto si tronca all'improvviso, senza neanche un fading nè un rallentamento.
Lunga vita.
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