Stamattina, ascoltando il disco a scatola chiusa in auto (non ricordavo assolutamente chi si nascondesse dietro la sigla Mothlite), ho pensato: ma chi sono questi matti che fanno musica così desueta?
Poi, corso a ri-documentarmi e, scoprendo che è il progetto solista di O'Sullivan, sono rimasto sconcertato. Tutt'ora sono privo di bussola: svoltando completamente rispetto a più o meno tutto ciò che ha fatto fino ad ora, Mothlite assembla synth-wave-electro-pop che nello spirito arriva come uno schianto dalla metà degli anni '80, ma nella produzione è dannatamente attuale e ben confezionato.
O'Sullivan compone, suona e canta con un appeal che potrebbe allettare fette di mercato potenzialmente vaste. Il mio disorientamento riguarda il contenuto del materiale, che è molto altalenante: ci sono pezzi stupendi come Wounded lions, The underneath (ereditate dei migliori Tears For Fears), Something in the sky (Talk Talk epoca The colour of spring), Milk, Red Rook e Seeing the dark, con gli arrangiamenti più modesti e le arie più raccolte, capaci di accendere magia.
L'altra metà invece eccede un po' sul lato piacione e ruffiano oppure si fa fuori luogo quando i ritmi diventano da discoteca. Sarebbe bello se O'Sullivan si decidesse ad affrontare il progetto con le idee più focalizzate verso almeno un paio di direzioni, invece di disperdere il proprio talento in troppi rivoli. Se scegliesse quelle che piacciono a me, poi....
Nessun commento:
Posta un commento