sabato 4 maggio 2013

Roy Montgomery - The Allegory of Hearing (2000)

Caleidoscopio di chitarrismo in continuo strumming, tutto concentrato alla creazione di scenari ed immagini di grande ampiezza. Autorevole performer neozelandese, come altri conterranei suoi contemporanei beneficiava della visionarietà giusta per poter mettere in campo la sua idea di libertà espressiva, senza filtri ed una congiuntura temporale favorevole.
Un suono che sembra tridimensionale, tanta è la profondita che Montgomery riesce ad estrapolare dalla propria chitarra, pulita e settata con un riverbero ai massimi livelli, accompagnata solo in pochi frangenti da un organo o da qualche timido battito percussivo. Al primo ascolto sembra quasi concedersi al minimalismo, visti gli svolgimenti ossessivi e il calcare la mano sullo stesso riff sino allo sfinimento. Al primo ascolto sembra un po' noioso, ma dopo aver insistito un attimo arriva l'alba e l'individuazione delle tracce migliori: una su tutte la suite Vessel sublime, ma anche From a promontory e Above all, compassion.
Non da gridare al miracolo come ha fatto PS; qualche buon panorama, sì.

Nessun commento:

Posta un commento