venerdì 3 maggio 2013

Monster Magnet - Superjudge (1993)

Dico veramente, oggi pensavo di scrivere su Powertrip e lo ascoltavo perchè mi chiedevo "ma per quale motivo i MM post-Dopes to infinity sono sempre stati così scadenti? Non è che mi sono sbagliato?"
Raramente mi auto-smentisco, e neanche stavolta è successo. Così meglio buttarsi su un masterpiece come Superjudge, che ai tempi passavo in heavy rotation sul mio stereo, mi dava una carica stupefacente e veniva osannato da Beppe Riva su Rockerilla. Era il top dello stoner, era più diretto e viscerale dei pur grandi Kyuss, e quant'altro. Poteva piacere al freak amante degli Hawkwind, al nostalgico dei primi Stooges e Blue Cheer, e non dispiaceva neanche al grunge-kid.
Non lo ascoltavo sicuramente da più di 10 anni ma ancora oggi, al di là dell'aspetto affettivo, Superjudge resta un grande disco, anche grazie ad una perfetta produzione major che rendeva giustizia al loro sound (non come il predecessore Spine of God, dall'impatto un po' smorzato nonostante l'eccelso materiale, su indie), con pochi momenti sottotono e tanti vortici di effetto devastante, come succede nella prima metà: Cyclops revolution, Twin Earth, Superjudge, Cage around the sun sono i perfetti manifesti del loro space-core che non sa solo assestare mazzate e far schizzare orbite ma sa anche fornire momenti di meditazione astrale. Nel secondo lato invece s'intensifica la pesante influenza Hawkwind, con l'inevitabile cover Brainstorm e la quasi cover Dinosaur Vacuum, ci sono rocciose entrate hendrixiane (Elephant Bell, Stadium) ed il tradizionale omaggio al raga indiano con la conclusiva Black Balloon.
Acquisisce così peso la mia opinione che, a partire da Powertrip non sono più stati i Monster Magnet, ma il mestierante Wyndorf con dei freddi collaboratori, tutti intenti a versare contributi a scapito del passato.

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